"CLONAZIONE"
L'ULTIMA ANGOSCIA...
di Andrea ALOI *
Per mia fortuna, una sola volta nella vita ho provato qualcosa di più
profondo e devastante della paura, una sorta di annullamento totale ed immediato: fu quando
- era d'estate - sulla piazzetta di Ponza incontrai me stesso.
Non il mio sosia, attenzione: proprio una copia esatta di me, di quell'io che, quando si è
vivi, non si vede mai dal di fuori...
Era vestito con panni simili ai miei e che facevano capire gusti affini, identica la capigliatura
lungotta, gli occhiali, la corporatura, il gestire, quel certo "aroma" nello stare al mondo che
ciascuno di noi sente come esclusiva e sacrosanta proprietà.
Un clone, sì, ma non di laboratorio.
Tutte le arti del '900 ci hanno già fatto assaggiare con abbondanza il supremo e
perturbante orrore dell'uomo che muta, per subitanea metamorfosi o lieve scivolamento, nel suo
doppio crudele e selvaggio e sconosciuto: un'escursione nell'Es dove si è, magari per una
impercettibile e minima parte, ancora rettili o si serba la potenzialità di divenire
vampiri (presente il film di Dreyer?).
Sul declinare del secolo, spetta alla scienza (o meglio, al governo mondiale della Tecnica,
potenza geometrica e autonoma che ormai "crea" e distrugge leggi di natura nella più
totale, colpevole distrazione) e ai suoi oligarchi farci scoprire l'ultima angoscia
(ultima nel senso che essa ci appare insuperabile): quella della riproducibilità
virtualmente infinita dello stesso organismo vivente.
Condannato ad una vita-morte, ad una non-vita indicibile.
Ben strano e truce commento ad una rassegna che nasce sotto l'egida di "FanoFunny", non è
vero?
Eppure, la potenza, l'icastica efficacia di un Saltykov, di un Kos, di un Basotov e di tutti
gli altri, non sta nel sollecitare una liberatoria o acre risata. Ma nel pungere con lo spillo
dell'inquietudine.
Ennesima conferma che i sopracitati appartengono alla rara categoria dei satiri veri,
genìa nobile e non clonabile, a differenza dei mille umoristi a gettone che infestano
lo spazio-tempo televisivo e cartaceo.
Ai secondi, se vien meno il guizzo del riso, si sbiadisce, insieme, la ragion stessa d'esistere.
Ai primi, la mancanza della classica battuta non nuoce, anzi, li rafforza.
Gente strana, abituata a sollevare i sassi dell'apparenza e a contare i vermi che stanno sotto.
Gente unica.
Che Dio (se c'è) benedica queste matite nemiche dell'Ordine burattinesco e protette
dal Caso.
* Fondatore ed ex-direttore della rivista satirica Cuore
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