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MAURO CICARÈ CLASSICI ILLUSTRATI MACERATA
INTRODUZIONE
L'EPICA EROICOMICA DI MAURO CICARÈ
(...) Dunque l'amore e la guerra; che porta la morte. Combinate queste tre parole e potrebbe trovarvi fra le mani la vicenda artistica ed umana di Mauro Cicarè.
L'amore per la guerra – le tavole marcano la seduzione dei duelli – e la guerra mortale che può essere l'amore: di Didone per Enea, di Achille per Patroclo, di Orlando per Angelica e di Ulisse per tutte le donne belle che ha incontrato o che – sublime bugiardo – ha solo sognato.
Cicarè tuttavia ci mette qualcos'altro di suo: l'ironia che potrebbe avere ricavato da Ariosto o da Pulci.
O forse è stato contagiato - Cicarè si è "cimentato", verbo guerriero, anche col romanzo del Novecento - dallo Svevo di Zeno e dal Palazzeschi del Codice di Perelà. Ho nominato per ultimo il personaggio che fa eccezione.
Perelà, essendo un uomo di fumo, non può fare l'amore, e ha detto subito che odia la guerra. Dunque l'esatto contrario di Cicarè. Che cosa ama dunque il nostro pittore in Perelà, oltre all'allegro funambolismo di Palazzeschi, poeta del "Controdolore"? Ebbene, l'uomo di fumo non può tirare le cuoia, perché non ce l'ha. E questa è una storia fantastica.
Osservate insomma la nuova coppia: la fantasia e l'umorismo. Non è meno feconda di quella formata dalla guerra e dall'amore.
Cicarè si fa in quattro per divertirci. E noi non pensiamo alla morte.
Walter Pedullà
Direttore de 'Il Caffé Illustrato'
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