Gli strani amori in TV di un... frigido caldo
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di Patrizio ROVERSI
Beh allora vado di là a vedere se vogliono qualcosa da bere... ". Dì qua è in cucina, dove ci sono tutte le donne dei miei amici che chiacchierano, di là è in soggiorno, dove ci sono i miei suddetti amici che guardano la partita.
E io sono -irrimediabilmente- in mezzo. Più precisamente sono più di qua che di là, ma sostanzialmente non sono né di qua né di la.
Questo succede tutte le volte che c'è un Campionato Mondiale di calcio. Gli uomini si siedono attorno al televisore e le donne, con qualche sospiro di sufficienza, si ritirano in cucina, di là (cioè di qua).
Io, che magari fino ad un attimo prima ho discusso con gli amici di D'Alema e Berlusconi, di vacanze al mare o in montagna, di questo o di quello, improvvisamente mi trovo spiazzato, tradito e abbandonato.
Quando comincia la partita loro subiscono la trasfigurazione simbolica automatica io no.
Ho visto una sola partita nella mia vita. Eravamo nel giugno del 1967 e mio nonno (juventino) e mio zio (interista) mi
portarono a vedere Mantova-Inter, alla Stadio Martelli di Mantova, appunto. Il portiere dell'Inter (possibile fosse Sarti ?) sbagliò una parata facile, su tiro di Di Giacomo,
e l'Inter perse lo scudetto. Per un attimo ho temuto che mio nonno e mio zio venissero alle mani. Mi hanno fatto impressione: bestemmiavano e urlavano per cose che non capivo e che da
allora - si sarà trattato di trauma infantile ? - non ho mai più capito. Da allora, per me, il tifo resta comunque sinonimo di patologia, non importa se mentale o gastrointestinale.
Questa storia della partita Mantova-Inter l'avrò raccontata mille volte ai miei amici, soprattutto quando loro guardano la partita. Ma, soprattutto mentre guardano la partita, non mi danno assolutamente retta.
Allora torno in cucina. E dalla cucina resto con l'orecchio incollato ai rumori (urla, frasi smozzicate, "segni" di vittoria per "noi" o per "gli altri") che vengono dall'aldilà dal soggiorno ma anche dalle case dei vicini.
Io, in perenne equilibrio tra "noi" e "gli altri", non so mai per chi tenere; da una parte vorrei che "noi" (qualunque cosa significhi questo noi) vincessimo. Dall'altra temo che questo accada:
se c'è un momento in cui proprio non riconosco più i miei amici è quello del festeggiamento post-partita, quando si sciolgono i clacson, quando impazzano i motorini. Allora il mio senso di estraneità diventa avversione.
Divento il lupo mannaro. l'alieno, il diverso. Allora anche la cucina non basta più: devo andare molto più in là rispetto al di l à mi capita di chiudermi addirittura in bagno. Quest'anno forse sarà diverso.
Quest'anno anch'io coltivo qualcosa di simile ad una tiepida passione, una sorta di anello di congiunzione con l'emozione collettiva. Quest'anno tengo per Baggio, Chissà perché.
Forse, leggendo nel suo sguardo, ci ho letto la mia stessa frigidità calcistica, lo stesso senso di estraneità. Baggio, Cavaliere del Nulla, che ha capito Tutto. E il colmo.
Forse gioca così bene perché non gliene frega niente...
(dal Guerin Sportivo n.25)
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Giorgio CECCHINATO - ITALIA
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di Maurizio CROSETTI
CESARE MALDINI
ex-Allenatore, ITALIA
Esistono facce che non si preoccupano di come sono. Sono e basta.
Facce che si appoggiano a uno schienale di panchina
mettendo una scarpa di traverso, così.
Facce un po' spettinate dagli anni, con una grottesca riga in mezzo e un sentiero bianco
che si arrampica tra due pareti di chiome colorate, come un tornante alpino in una tappa del Giro.
Neve e capelli, pennellate rosse. Cesare Maldini.
Una faccia sulla quale le cose arrivano con un po' di ritardo e lievi imprecisioni,
come un pallone che sfiora il palo. La faccia di Maldini ha messo a fuoco la sconfitta dopo qualche istante,
sembrava un film doppiato male, prima il movimento della bocca e poi le parole.
La faccia di Maldini è diventata come lui. Senza sincronia.
ARTUR ANTUNES COIMBRA ZICO
Coordinatore tecnico, BRASILE
Zico è l'unico brasiliano con una faccia di latte, bianca anche dentro, anche dietro dove non si vede.
Una faccia col risvolto bianco come la fodera di una giacca. Zico non è mai riuscito a vincere un mondiale,
neanche quando giocava in un Brasile fantastico. Sarà per questo che è sbiancato.
Nell'82 ha perso contro l'Italia di Paolo Rossi e ha chiuso nell'86 sbagliando un rigore contro la Francia, quello dell'eliminazione.
Adesso fa l'accompagnatore di Mario Zagallo, l'uomo che invece di Coppe ne ha vinte quattro:
due da giocatore, una da allenatore, una da assistente. Zico patisce la gloria che l'altro gli fa rimbalzare addosso,
e sa che in Brasile dicono che lui porta iella. Zico, campione smisurato ma senza vittorie, ha la faccia di chi già sospetta come andrà a finire.
Male. E diranno che è colpa sua.
JIM LEIGHTON
Portiere, SCOZIA
È la prima faccia del mondiale, una faccia-canyon tutta buchi e solchi.
Il viso ospita l'enorme caverna della bocca, sdentata nella parte superiore,
un paio d'occhi spiritati e vissuti e, più su, qualche cespuglietto di capelli.
Sopra le orbite, sui sopraccigli, Jimmy ha spalmato crema solare: non si sa perché lo faccia ma l'effetto è scenografico.
Jim Leighton detto Papy, 40 anni, è il più vecchio giocatore di France 98.
Una specie di Zoff con gonnellino e record di presenze, per senza trionfi.
Quando stava al Manchester United, alcuni secoli fa, sbagliò una finale di Coppa d'Inghilterra
(pareggio regalato all'avversario) e nella ripetizione il suo allenatore lo lasciò fuori.
Quel giorno il nonno cominciò a finire, senza però staccarsi del tutto da sé.
In qualche modo è un sopravvissuto del tempo, un fossile della porta.
E anche la prova che la natura tiranna può essere sconfitta:
perché il vecchio Jimmy è pure birchio da un occhio, ha le gambe storte,
insomma non è mai diventato un cigno. Eppure ha resistito aogni genere di assalto
ed eccolo ancora qui, eroico leone sdentato in una savana che gli deve rispetto.
(dal Guerin Sportivo nn.25-27-28)
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Marian IVANOV - BULGARIA
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di Dante APOLLONI
Bisogna correre e non fermarsi mai per seguire in Francia questo mondiale.
Nessuno sta fermo al proprio posto per più di due giorni, le squadre giocano in sedi diverse ogni partita,
sei a Lens, ci stai bene, il tempo è buono e hai trovato un posto dove si mangia bene e si spende poco?
Tra poche ore devi mollare tutto e correre a Montpellier o a Bordeaux, ci va la squadra, si spostano in migliaia al seguito.
Dopo i primi giorni, gira la testa, uno corre a Marsiglia convinto di vederci giocare il Marocco e scopre di aver sbagliato,
l'aereo lo ha portato a Rabat, in Marocco, scende e scopre che per un caso incredibile quella sera ci gioca il Marsiglia.
Succede perché da questa edizione si è voluto movimentare il mondiale, portare le nazionali in diverse città, coinvolgere di più.
Poco importa se di questo passo le Federazioni nazionali verranno sostituite da agenzie di viaggi, il concetto rimane ed è anzi destinato ad allargarsi.
La Francia in fondo è un paesone abbastanza compatto, si sale su un treno e in breve tempo si arriva ovunque. Ma soprattutto, la Francia è una soltanto.
Nel 2002, come si sa, il mondiale si svolgerà addirittura in due nazioni, Corea e Giappone, che tra loro non sono lontanissime ma in fondo sono sempre due,
c'è il mare e c'è la tremenda difficoltà da parte degli occidentali di distinguere un coreano da un giapponese: sarà in pratica una staffetta continua.
Al momento sembra escluso il pericolo principale, ossia che la gara inaugurale venga giocata in uno stadio che ha metà campo in Corea e l'altra in Giappone,
ma non è escluso che per non suscitare proteste e gelosie tra i due paesi, gli stadi giapponesi avranno gli spogliatoi in Corea e viceversa.
Può venire fuori un casino tale che i padroni di casa (chi sono?) si ritrovino a giocare in Giappone contro se stessi, o in Corea contro gli altri padroni di casa,
la Corea potrebbe finire a incontrare la Corea e perdere, cosicché anche lei per un caso incredibile del fato conoscerebbe la sua Corea.
Appunto, chi saranno i padroni di casa nel 2002? Sia Corea che Giappone ì saranno qualificate di diritto?
Se sì, bisogna aggiungere la detentrice del titolo e siamo a tre, più il Milan che avrà una wild card, di questo passo non servirà
nemmeno fare i gironi di qualificazione nei prossimi quattro anni. Sì, saranno mondiali complicati. Soprattutto per gli spostamenti:
è chiaro che confinare un girone in Giappone e un altro in Corea non avrebbe senso e andrebbe contro i dettati della Fifa sul grande calcio da portare ovunque.
Gli aerei saranno a quel punto un mezzo di locomozione quasi superato e lento, soprattutto quando bisognerà prenderne alcuni per trasferire tutti,
squadre e pubblico, da uno stadio coreano dove si è appena concluso il primo tempo per andare a giocare la ripresa in uno stadio giapponese.
Si sta pensando infatti progetti più avanzati, del resto sarà il Duemila e bisognerà pure inventarsi qualcosa visto che nessuno se la potrà più cavare
dicendo semplicemente di essere alle soglie del terzo millennio. Ci potrà essere un tunnel sottomarino percorso da treni futuristici ad altissima velocità e,
in superficie, una spola continua di canotti alimentati da motori turbo, mongolfiere velocissime per i turisti e così via. Tutto all'insegna dell'efficientismo e della velocità,
perché fin quando si tratta di gestirsela in un solo paese è un conto, in due è un'altra faccenda, come sanno Baggio e Del Piero. Ma a questo punto sorge un dubbio.
Blatter ha confermato nei giorni scorsi che i mondiali del 2006 si svolgeranno in Africa. Ha detto proprio così e nessuno ci ha fatto granché caso. Male.
E se Blatter intendeva l'Africa in quanto Africa, ovvero i mondiali in tutta l'Africa, con partite in Tunisia, in Ghana, in Sudafrica, ovunque?
Qualcuno può smentire da subito, per favore?
(dal Guerin Sportivo n.26)
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Chiara TOPPA - ITALIA
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a cura di Luca BOTTURA
COITUS INTERRUPTUS
Italia facci godere (Titolo, Tuttosport)
WALTER NUDO
"Sono sicuro, l'Italia segna prima del 90°" (Walter Veltroni, RadioRai al 45° di Italia-Francia)
SOMMATORIA
"Presi tuti insieme, gli azzurri non valgono la sommatoria di ognuno di loro" (Antonio Di Pietro, Il Processo di Biscardi)
RIVELAZIONI
"Chi vince ha sempre ragione, chi perde ha sempre torto" (Gigi Marzullo, Corriere dello Sport-Stadio)
E' SOLO UN GIOCO
Incidente diplomatico a Nantes: la traduttrice affidata alla Croazia per la rituale conferenza stampa post-partita era serba. I dirigenti hanno preannunciato una protesta formale alla Fifa.
FISCHIA IL GAS
Inghilterra a tutto gas, ma senza fagioli. Glenn Hoddle ha espulso dalla dieta dei propri giocatori il piatto forte del paese. (Gazzetta dello Sport)
(dal Guerin Sportivo nn.25-26-27-28)
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Florian Doru CRIHANA - ROMANIA
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